A proposito di Biofeedback

Cos’è il Biofeedback?

Secondo una descrizione proposta da Shumway-Cook e Wollacott, il termine feedback riguarda

tutte le informazioni sensoriali che sono disponibili come risultato dell’esecuzione di un movimento. 

 

Il feedback può essere:

  • intrinseco (proveniente dalla persona stessa) 
  • estrinseco (proveniente dall’esterno, ad es. da un terapista che descrive verbalmente

lo svolgimento di un determinato compito). 

 

In base al tipo di input sensorimotori:

  • verbale
  • visivo
  • uditivo
  • tattile

 

Un feedback può essere fornito sia durante che dopo l’esecuzione di un compito motorio al fine di facilitare sia lo svolgimento dell’azione che il processo di apprendimento motorio.

 

Il biofeedback, invece (a differenza del feedback), è stato definito come tecnica che utilizza un sensore esterno implicato nel dare un’indicazione sui processi corporei e per ottenere un riscontro durante il processo di autoregolazione in corso.

 

L’attrezzatura per il biofeedback è stata sviluppata inizialmente nell’area della psicologia, innanzitutto per la misurazione della sudorazione, della frequenza cardiaca, e della pressione sanguigna durante le diverse forme di stress. Nel mondo occidentale, Kegel è stato il primo a riportare dei risultati riguardo gli effetti del biofeedback nel trattamento di incontinenza urinaria e prolasso degli organi pelvici. Il suo protocollo di allenamento è stato impostato in base ad una accurata istruzione riguardo la corretta modalità di esecuzione della contrazione perineale. Inoltre, attraverso l’utilizzo di un manometro, è stata misurata la pressione data dalla compressione vaginale. L’intenzione di questa misurazione è stata quella di ottenere una forma di biofeedback indicativa della forza contrattile. A giorno d’oggi, gli apparecchi di biofeedback vengono comunemente utilizzati nella pratica clinica per assistere all’allenamento dei muscoli perineali.

 

Perché è utile utilizzare il biofeedback

Innanzitutto, mettiamo chiarezza sul fatto che il Biofeedback non è un trattamento di per sé. È un complemento al trattamento e all’esercizio. Gli apparecchi maggiormente utilizzati nell’ambito della Riabilitazione Perineale sono basati sull’elettromiografia di superficie e sulla manometria. 

 

Le ricerche degli ultimi anni hanno fatto luce sul fatto che più del 30% delle donne poterebbe non essere in grado di eseguire una corretta contrazione perineale alla prima visita. Alcuni autori suggeriscono che l’inserimento del Biofeedback nel training del Pavimento Pelvico può rendere i pazienti più consapevoli riguardo la funzione muscolare. L’errore più comune durante i tentativi di contrazione perineale è quello di coinvolgere i muscoli sinergici (adduttori dell’anca, i glutei e la parete addominale). Inoltre, un gruppo di lavoro (Bump et al.), aveva scoperto che più del 25% delle pazienti presentava il così detto “inversione di comando”. Si parla di “inversione di comando” quando alla richiesta di effettuare una contrazione perineale si ottiene come unica risposta l’attivazione della parete addominale. Si evidenzia una spinta addominale che sarebbe l’esatto contrario di quanto richiesto. Questo è importante perché tale gesto genera delle pressioni intraddominali che lungo andare possono determinare indebolimento delle strutture che costituiscono il Pavimento Pelvico. Altro aspetto importante è che il biofeedback può essere utilizzato come strumento motivazionale per questo tipo di pazienti.

 

Quali valori possiamo valutare con il Biofeedback?

  • La Massima Contrazione Volontaria (MVC)
  • La resistenza valutabile attraverso la durata della contrazione muscolare
  • L’affaticabilità muscolare espressa attraverso la capacità di ripetere le contrazioni muscolari
  • L’abilità di rilassamento dopo una contrazione volontaria
  • La coordinazione tra i vari gruppi muscolari durante la contrazione

 



Quando avvalersi del Biofeedback?

  • Incontinenza urinaria (sia da sforzo che da urgenza)
  • Trattamento delle disfunzioni post Prostatectomia
  • Incontinenza fecale
  • Difficoltà di svuotamento
  • Stipsi
  • Dissinergia dei muscoli perineali
  • Prolasso degli organi pelvici
  • Disturbi sessuali
  • Dolore




Riferimenti Bibliografici:

Bø K, Larsen S, Oseid S, et al. Knowledge about and ability to correct pelvic floor muscle exercises in women with urinary stress incontinence. Neurourol Urodyn. 1988;7:261–2.

Bø K. Pelvic floor muscle training for stress urinary incontinence. In: Bø K, Berghmans B, Mørkved S, Van Kampen M, editors. Evidence based physical therapy for the pelvic floor: bridging science and clinical practice. Kidlington: Elsevier Ltd, Churchill Livingstone; 2015. p. 171–87.

Bump R, Hurt WG, Fantl JA, Wyman JF. Assessment of Kegel exercise performance after brief verbal instruction. Am J Obstet Gynecol. 1991;165:322–9.

Laycock J, Brown J, Cusack C, et al. Pelvic floor reeducation for stress incontinence: comparing three methods. Br J Community Nurs. 2001;6:230–7.

Kegel AH. Stress incontinence and genital relaxation: a non-surgical method of increasing the tone of sphincters and their supporting structures. Ciba Clin Symp. 1952;4:35–51.

Shumway-Cook A, Wollacott MH, editors. Motor control: theory and practical applications. 2nd ed. Baltimore, MD: Williams &Wilkins; 1995.